Zajec (Saitz) Valentino |
(Sovodenj, Slovenia, 1828 – Cologna
Veneta, 1885). Abbandonata la Slovenia per incomprensioni
con le autorità locali, si trasferí prima a Fiume, poi,
a Venezia, dove, tra il 1860 e il 1862 frequentò la locale
Accademia. A partire dal 1863 lo troviamo attivo nel Vicentino,
a Chiampo, a Montebello, Mason e Schio. L’ultimo suo lavoro
fu la decorazione del duomo di Cologna Veneta, che non
riuscí a completare. A Schio e nel Vicentino è noto con
il cognome Saitz, trascrizione tedesca del cognome sloveno.
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Zamboni Antonio e Zambon |
Zambon Zamboni (Schio, ante 1598
– ante 1625), «depentor scledense», figlio di Antonio
– pittore e poeta attivo tra Cinque e Seicento, seguí
le orme paterne ed è documentato come altarista a partire
dal 1631. Il suo catalogo, scarno, annovera, oltre alla
pala di San Giacomo quella della parrocchiale di Novale.
La sua pittura risente ancora dei canoni della tradizione
cinquecentesca, cosí com’erano stati fissati dalla scuola
dei Maganza. Sull'opera pittorica dei due Zaboni ha scritto
Paolo SNICHELOTTO in «Itinerari S. B. S. Semestrale del
Sistema Bibliotecario di Schio», a. II/III, n. 2–3, luglio
1985, pp. 121 – 128.
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Zanchi Antonio |
Antonio Zanchi (Este, 1631 – Venezia,
1722) fu pittore assai attivo soprattutto in Venezia.
La sua predilezione va alle composizioni affollate ed
alle scene dai forti effetti di chiaroscuro.
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Zanolo Ada |
Ada Zanolo, nata a Vicenza nel
1914 ma da sempre vivamente inserita nella realtà artistica
della nostra città, è tra le personalità di maggior spicco
nella pittura e nell'incisione scledense dello scorso
secolo. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia
sotto la guida di Giuseppe Cesetti, perfezionato la tecnica
dell'incisione ad Urbino con Walter Piacesi nonché fatto
esperienza di scultura presso l'Accademia di Perugia.
A Schio fu insegnante di pittura e scultura ai corsi del
«Dopolavoro Lanerossi» e di disegno e storia dell'arte
nell'Istituto Magistrale.
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Zilio Zuan Francesco |
Artista padovano gravitante nell’orbita
dello Squarcione, lavorò a Vicenza dal 1462 alla morte.
Sue opere ci restano ad Arzignano e, soprattutto, nella
chiesa vicentina di Santa Chiara. Morí a Vicenza attorno
al 1478.
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Zordan Gio.Batta (famiglia) |
Gio.Batta Zordan (Cogollo del
Cengio, 1813 – 1896), autodidatta, costruí il suo primo
organo nel 1834 per la parrocchiale di Cinto Euganeo (PD)
e fu capostipite di una famiglia di valenti organari che
si è estinta solo nel 1996, con Tarcisio e che veniva
soprannominata «I Violi» per aver introdotto la Viola
tra le voci dell’organo, per la prima volta nel Veneto.
Suo figlio Francesco (Cogollo, 1834 – 1912) continuò a
lavorare nella bottega artigianale del padre, mentre Romano
(1848 –1917) e Antenore (1864 – 1933) aprirono un laboratorio
a Caltrano (VI). I loro strumenti, fedeli alla scuola
organara veneta, suonano ancora in diverse chiese. I figli
di Francesco, Ilario e Alfredo (padre di Tarcisio) si
dedicarono soprattutto al restauro di organi antichi.
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