Balante Francesco |
(Thiene, 1663ca. – 1729). Scolaro
di Pietro Liberi, «appartenne – secondo il giudizio dell’Ivanoff
– assieme al Maffei, al Celesti, al Mazzoni, ecc. alla
branca decisamente antiplastica della pittura veneziana
del Seicento». Il suo corpus consta di una dozzina
d’opere, sparse nell’Alto Vicentino.
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Barbieri (famiglia) |
Il cognome rinvia alle famiglie
di scalpellini e scultori piovenesi attivi per secoli,
come documentato nella recentissima ricerca di Diana SPEROTTO,
Le pietre, le cave, gli scalpellini di Piovene Rocchette,
in «Sentieri culturali», 3, Schio 2003, p. 105 – 122.
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Barbieri Rinaldo |
Rinaldo Barbieri è lo stesso "altarista"
che – come informa la Diana SPEROTTO (Le pietre, le
cave, gli scalpellini di Piovene Rocchette, in «Sentieri
culturali», 3, Schio 2003, p. 114) – nel 1754 «insieme
al figlio si impegna ad effettuare il rifacimento del
pavimento della cappella della Beata Vergine del Summano
e la posa in opera dei gradini di accesso».
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Barrera Carlo |
(Como?, attorno al 1760 – Vicenza,
1837). Dalla natía Lombardia, si trasferí a Vicenza attorno
al 1780: qui frequentò la scuola di Bertotti Scamozzi
e di Ottone Calderari. Secondo la Miscellanea di scritti
su artisti vicentini dell’abate Magrini, «sono opere
di sua invenzione il ponte nuovo delle Convertite, il
palazzo Fioccardo, la casa Barbieri, Ghislanzoni. In Schio
le case Fogazzaro, Garbin, Folco, Bologna, la loggia e
la gradinata di San Pietro in unione col Diedo. In Valdagno
le case Bevilacqua e Rubini, la chiesa di Cereda e Castegnero.
In Cittadella ebbe la direzione del Duomo».
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Benetton Simon |
(Treviso, 1933 – viv.). Ha frequentato
i corsi liberi dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia,
per poi avventurarsi in una solitaria, liberissima ricerca
individuale. Ha insegnato scultura all’Accademia di Belle
Arti di Macerata e dal 1989 collabora con le Scuole statali
nella programmazione e nello sviluppo dei programmi inerenti
all’arte, alla creatività ed alla manualità, tenendo conferenze
e dimostrazioni pratiche. È attualmente impegnato in progetti
di macrosculture per centri urbani italiani e stranieri.
Molto noto in Italia e all’estero, numerose sue opere
sono permanentemente esposte in collezioni e musei pubblici
e privati, e in luoghi pubblici sempre accessibili, piazze
e giardini di molte città d’Italia e fuori dai confini
nazionali.
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Benvenuti Augusto |
Dello scultore veneziano Augusto
Benvenuti (1838 – 1899) sono le celebri statue della Berta
e, in villa Rossi a Santorso, della Jone. Suo è pure,
a Vicenza, il monumento a Vittorio Emanuele II
(1880) in piazza del Duomo.
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Bonato Vincenzo |
(Magrè, 1889 – Schio, 1980). Architetto
assai attivo in città, soprattutto nel periodo fra le
due guerre. Suoi sono alcuni palazzi che ancora caratterizzano
il panorama cittadino. Suoi progetti di edilizia sacra
sono presenti anche nella vicina diocesi di Padova, dove
collaborò molto con il vescovo Elia Dalla Costa. Dall’aprile
al novembre 1946 fu sindaco di Schio.
(Profilo in Franco BERNARDI, L’archivio dell’architetto
Vincenzo Bonato, «Numero Unico. Schio», Schio 1999,
p. 144–145).
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Bonatti Giuseppe |
(Desenzano, 1668 – 1752). Organaro,
si formò alla scuola di Carlo Prati. I suoi primi lavori
d’impegno furono il completamento dell’organo di Denno
(TN), iniziato dal suo maestro e il restauro dell’organo
della chiesa di Santa Maria maggiore di Trento, la chiesa
dove si erano tenute le sessioni del concilio tridentino.
Alcuni organi di Bonatti sono conservati sia nel Bresciano
sia nel Veronese.
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Boschetti Alberto |
(Schio, 1868 – 1899). Sesto figlio
di Baldassarre Boschetti studiò a Venezia e a Verona,
dove frequentò la locale Accademia di Belle Arti. Già
bel 1891 alcuni suoi lavori furono esposti a Milano. Dedicatosi
soprattutto alla ritrattistica e alla paesaggistica, di
lui ci restano pochissime opere. Eseguí rare opere di
grande respiro: il soffitto delle parrocchiali di Santorso
e Magré e l’abbozzo di quello dell’Incoronata. Morí nel
palazzo paterno di via Cavour.
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Busato Giovanni |
(Vicenza, 1806 – 1886). Allievo
del Mattieni all’accademia di Venezia. Dopo essere stato
qualche tempo a Corfú, tornato in patria si dedicò alla
pittura. Fervente patriota, dopo il 1848 riparò a Torino,
dove aprí il suo studio e cominciò ad affermarsi come
ritrattista. Nel 1859 a San Pietroburgo decorò il teatro
e ritrasse lo zar, poi passò esule in Grecia, in Francia,a
Berlino, dove apprese la tecnica stereocromia di Wilhelm
Kaulbach. Tornato a Vicenza nel 1866, lavorò come ritrattista
e come pittore di soggetto sacro e profano. (Franco BARBIERI,
Busato, Giovanni, in Dizionario biografico
degli Italiani, XV, Roma, 1972, p. 480–482).
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