Maffei Francesco |
(Vicenza, 1605 – Padova, 1660).
Allievo prima del padre Giacomo, poi della famiglia Ma
ganza, già nei suoi primi lavori mostra uno stile influenzato
dallo stile di Alessandro Maganza. Il San Nicola e
l’angelo (1626) della chiesa di San Nicola da Tolentino
di Vicenza, con colori ispirati al Veronese, suggerisce
il rapido passaggio del Maffei verso un proprio stile.
Il suo interesse di narratore, già evidente nella Vita
di san Gaetano della chiesa di Santo Stefano a Vicenza,
fu poi sviluppato nella tela dei Martiri di Nagasaki
della chiesa di San Francesco di Schio, databile al 1630.
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Maganza Alessandro |
Appartenente ad una famiglia di
pittori attivissimi nella nostra regione, Alessandro Maganza
figlio di Giambattista il vecchio, nacque a Vicenza nel
1548 e vi morí nel 1632. La sua pittura, caratterizzata
dalla predilezione per gli effetti di colore denso ed
opaco, è testimonianza dell'avvenuto superamento della
stagione rinascimentale.
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Maranzi Luciano |
Nato a Schio nel 1932 e trasferitosi
in giovane età nella capitale, Luciano Maranzi è tra le
personalità di maggior rilevanza nazionale nel campo del
restauro. Conseguito a Roma il diploma presso l'Istituto
Centrale del Restauro, ha continuato con questo intensi
rapporti di lavoro e di collaborazione. Vittorio Sgarbi,
nel catalogo Palladio e la maniera. I pittori vicentini
del Cinquecento e i collaboratori del Palladio. 1530
– 1630 (Venezia 1980), segnala la collaborazione offerta
con particolare competenza e generosità dal Maranzi nella
selezione delle opere e nell'elaborazione complessiva
del piano della mostra.
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Marinali Orazio |
Numerose sculture di Orazio Marinali
(Bassano, 1643 – Vicenza, 1720), dei fratelli Angelo e
Francesco nonché della loro scuola sono presenti in diverse
località del Veneto e soprattutto in Vicenza e a Bassano.
«È uno dei piú tipici rappresentanti della scultura veneta
dell'epoca, la cui visione trova rispondenze nella pittura
di G. C. Loth e di A. Zanchi» (Dizionario biografico
degli Italiani, sub voce).
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Marusso Vittorio |
(San Donà di Piave, 1866 – 1943).
Dopo aver studiato a Venezia, dove gli furono maestri
il Molmenti, il Tito e Vincenzo Cadorin, cominciò la sua
attività artistica, che condusse avanti con difficoltà
per un problema alla vista. Sue opere si trovano in molte
chiese del Trevigiano.
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Mascioni (famiglia) |
Dopo la soppressione napoleonica
degli ordini religiosi (1803), due fratelli, padre Pasquale
e Giuseppe Mascioni, conventuali, tornano nella loro patria,
Cuvio, in Valcuvia. Entusiasti e conoscitori della musica,
consigliano ad un loro giovane nipote, Giacomo, di dedicarsi
all’arte organaria. Questi, dopo un periodo di apprendistato
presso gli organari Chiesa, nel 1829 apre a Comacchio
di Cuvio la «Fabbrica d’organi Mascioni». L’attività in
questi primi anni si svolge nelle zone limitrofe raggiungendo
le valli del vicino Canton Ticino, in Svizzera. Ben presto
Giacomo è aiutato nell’arte da tre figli: Bernardo, Gaspare,
Anacleto. Nel 1883 il nipote di Giacomo, Vincenzo, figlio
dodicenne di Bernardo, inizia il tirocinio in fabbrica;
alla morte prematura del padre e degli zii Vincenzo assume
la direzione della fabbrica sviluppandone l’attività,
cogliendo le esigenze dell’epoca e dominandole con la
sua solida personalità artistica. Sotto la sua guida,
con l’aiuto dei figli maschi: Giacomo, Ernesto, Giovanni,
Angelo, Vincenzo, Tullio e dei collaboratori assunti tra
la gente locale, spesso anche essi presenti di padre in
figlio, la Ditta cresce d’importanza raggiungendo livelli
tecnici d’avanguardia e notorietà mondiale.
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Massarin Mario |
Nato nel 1927 si è formato a Roma,
dove ha fatto tesoro di scambi con esponenti della pittura
europea. Ha esordito ancora giovane alla galleria «Bevilacqua
“La Masa”» di Venezia.
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Mattielli Adolfo |
(Soave, 1883 – Soave, 1966). Sutdiò
a Verona all’Accademia Cignaroli con Mosé Bianchi e Alfredo
Savini. Dal 1907 al 1924 espose le proprie opere sia in
Italia (Biennale e Internazionale di Venezia), sia all’estero.
Dal 1924 si è dedicato quasi esclusivamente alll’arte
sacra, in particolar modo all’affresco, con una tecnica
pittorica detta «pittura semovente». A lui appartengono
quattordici affreschi nella chiesa di Soave e tutti gli
affreschi della chiesa di San Daniele a Lonigo. Comanducci,
III, 1955.
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Meduna Tommaso |
(Venezia, 1798 – 1880). Fratello
del piú noto architetto Giovanni Battista (1800–1880),
Tommaso Meduna collaborò con lui sia nei numerosi interventi
di restauro e ricostruzione attuati a Venezia (il teatro
alla «Fenice», San Marco, la Ca’ d’Oro) sia nella costruzione
del teatro «Alighieri» di Ravenna. Al solo Tommaso, invece,
si deve il progetto del primo ponte ferroviario tra Venezia
e la terraferma.
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Mercante Bartolomeo |
(XVI sec. – post 1588). Figlio
di Paolo esercitò la professione di scalpellino e lapicida
lasciando traccia della sua opera in cinque lavori situati
in alcune chiese altovicentine (Malo, Leguzzano, San Vito
di Leguzzano, Schio) da lui siglate in modo vistoso «quasi
a voler sottolineare, con orgoglio e un pizzico di megalomania,
la bravura di un semplice scalpellino» (Paolo SNICHELOTTO,
S. Valentino di Leguzzano nel centenario dell'ampliamento:
appunto storici, [San Vito di Leguzzano], 1999, passim;
Paolo SNICHELOTTO, Monte Magrè nella storia. Terra,
uomini, istituzioni, Monte Magrè 2003, passim).
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Merlo Carlo |
Carlo Merlo (sec. XVII–XVIII)
apparteneva ad illustre famiglia di scultori e lapicidi.
Operò quale «altarista» in numerose chiese della nostra
zona, ad esempio nelle parrocchiali di San Vito di Leguzzano
e di San Matteo apostolo in Cavazzale di Monticello Conte
Otto.
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Miazzi Giovanni |
(Bassano, 1699 – 1797). Allievo
di Francesco Maria Preti, il bassanese Miazzi fabbricò,
su disegni forniti dal maestro, palazzo Spineda a Venegazzú
in provincia di Treviso. Su propri progetti, che risentono
sempre dell’influenza palladiana, costruí le parrocchiali
di Castiglione, Schio, Valdagno, villa Caffo a Rossano
Veneto e la facciata del teatro di Olona.
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Mincato Giuseppe |
Giuseppe Mincato (Schio, 1882
– Padova, 1954). Allievo di Tomaso Pasquotti, si formò,
ventenne, anche alla Scuola d'arte in Roma e nella Biblioteca
Vaticana. A Schio, prima del suo trasferimento a Padova
(1930), si diede all'insegnamento ma accolse anche numerose
committenze propostegli da piú parti: per edifici civili
(sala di rappresentanza della nuova sede municipale in
piazza dello Statuto) e religiosi, per associazioni, per
privati cittadini, per ecclesiastici. Collaborò anche
all'esecuzione del grandioso dipinto delle Ninfe
e delle Flore nel Teatro Civico, ma soprattutto
tenne desti i rapporti con le committenza d'arte sacra:
sviluppò l'idea originariamente del giovane Alberto Boschetti
per il soffitto dell'Incoronata; nell'istituto Canossiano
dipinse tele e pannelli ispirati al tema della Sacra Famiglia;
operò anche nella chiesa di Sant'Antonio abate suscitando
l'apprezzamento del rettore mons. Ottavio Ronconi. Due
rivisitazioni della sua opera si sono tenute nel 1997
rispettivamente a Padova nella Civica Galleria di Piazza
Cavour (1 marzo – 13 aprile) ed a Schio in Palazzo Fogazzaro,
(6 – 28 dicembre).
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Minchio Giovanni |
(Longa di Schiavon, 1694 – post
1742). Poche, scarse e frammentarie sono le notizie su
questo pittore, nativo di Longa di Schiavon. Secondo il
Trissino avrebbe studiato alla scuola veneziana e «il
suo merito pittorico [è] al di sopra di quello de’ suoi
contemporanei che sono piú conosciuti di lui». Il suo
catalogo, già abbastanza ridotto, è stato recentemente
arricchito da grazie alle scoperte di Lino Trentin (che
gli ha rivendicato due tele conservate ad Adria) e a mons.
Mario Saccardo, che ha segnalato una sua tela con l’Ultima
cena, conservata a Salcedo, firmata e datata «MDCCXL».
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Miotti Federico |
(Vicenza, 1904 – 1992). Prima
di entrare in Seminario, si laureò in ingegneria. Ordinato
sacerdote nel 1931, subito dopo l’ordinazione cominciò
ad insegnare nel Seminario. Nel 1944 fu parroco di Mason
e dal 1945 al 1953 resse la parrocchia di San Pietro,
sempre a Vicenza. Canonico della cattedrale dal 1953,
dal 1955 ne divenne il penitenziere. Amico personale del
futuro Paolo VI, fu per molti anni vice presidente della
Commissione diocesana d’arte sacra.
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Montagna Bartolomeo |
Nato verso il 1450, Bartolomeo
Montagna fu particolarmente attivo a Vicenza ove morí
nel 1523. Suo capolavoro è forse la pala di San Bartolomeo
custodita nel Museo Civico di Vicenza. Gli è attribuito
il frammento di affresco tratto dal coro della chiesa
di San Benedetto in Magrè, raffigurante la Vergine
con il Bambino, ora nella londinese National Gallery.
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