Autori - Indice
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Cadorin Vincenzo
Scultore veneziano nato nel 1854, si formò allo studio del Benvenuti, studiò poi all’Accademia di Venezia. Nel 1883 espose le sue prime opere a Roma e nell’anno successivo vinse la medaglia d’oro all’esposizione di Torino. «Artigiano eclettico, fruí con uguale disin-voltura di motivi rinascimentali e rococò… non senza prestare attenzione a quanto la secessione e il liberty venivano formulando» (Luisa GIORDANO, Cadorin, Vincenzo, in Dizionario biografico degli Italiani, XVI, Roma 1973, p. 97). La sua opera piú celebre è la cattedra in legno intagliato e dorato donata a Pio X per il suo giubileo sacerdotale nel 1908, ora nella ba-silica della Salute a Venezia. Morí nel 1925.

Caldana Egisto
Nato a Vicenza nel 1867, fu scultore assai attivo tra Otto e Novecento sia nel panorama vicen-tino (sue opere si ritrovano ad Arsiero, Dueville, Isola Vicentina, Cavazzale, Canove e Vicen-za), sia a livello nazionale, avendo egli lavorato anche nel Veronese e nel Friuli. Collaborò anche alla decorazione della neonata città di Latina. Artista versatile, «la sua versatilità deriva da diverse suggestioni culturali, ma anche da una sensibilità complessa che lo portava a inter-pretare in modo personale le precise indicazioni fornitegli da una committenza esosa» (Alessandro BEVILACQUA, La pittura e la scultura fra fine Settecento e prima guerra mondiale, in Storia di Vicenza, IV/2, Vicenza 1993, p. 145). Morí nel 1961.

Canciano
Canciano dalla Venezia, fonditore veneziano del secolo XVIII, fuse, tra il resto, una campana della chiesa di Sant'Eustachio a Venezia. I suoi discendenti utilizzarono il cognome Canciano e firmarono le loro opere con «Canciani veneti opus»; nel 1808 Domenico Canciani fuse una campana per il campanile di San Marco di Venezia. La sua fama varcò i confini della città lagunare e le sue campane furone vendute in tutta la Serenissima Repubblica Veneta. A Rovigno, in Istria, nella chiesa di Sant’Eufemia è conservata una grande campana che porta il suo nome.

Cànfori Bruno
Bruno Cànfori nacque da padre milanese e madre piemontese a Pittsburgh in Pennsylvania nel 1908. Quando la famiglia rientrò in Italia, egli fu avviato agli studi di ingegneria: frequentò il Politecnico di Milano ma non trascurò mai la sua innata passione per la pittura, dipingendo finché gli fu possibile conciliare questa attività con la sua professione. Un suo soggiorno a Parigi a diretto contatto con l'ambiente degli artisti che tanto l'affascinava fu interrotto per esigenze professionali oltre che per motivi familiari. Rientrato in Italia, si stabilí dal 1934 definitivamente a Schio. La progettazione della chiesa del Sacro Cuore fu per l'appunto la sua prima opera pubblica di grande impegno. Tenne costanti contatti con le iniziative culturali della nostra città: vice–presidente della Scuola Libera Popolare (guidata da Armando Tamiello), fu pure tra i promotori del Cineforum e degli Amici del teatro. Tutto ciò che aveva attinenza con il mondo culturale, ed in particolare con quello della pittura, suscitava il suo partecipe interesse. Morí nel 1993.

Caregaro Negrin Antonio
All'architetto Antonio Caregaro Negrin (Vicenza, 1821 – 1898) si devono cospicui interventi in numerosi centri del Veneto, per i quali progettò chiese, palazzi e ville, parchi e giardini, strutture collettive e scuole. Si ispirò alla maniera del pittoresco, diffusa dal «maestro» suo Giuseppe Jappelli, aderendo quindi ad una forma di eclettismo, preannuncio dell'Art Nouveau. Fece pratica di cantiere in età precocissima e seguí un corso di istruzione tecnica e di disegno con i professori Bongiovanni e Magrini. I suoi primi lavori architettonici datano tra il 1841 e il 1848, ma l’esperienza per lui piú coinvolgente fu il restauro della scena del Teatro Olimpico, affidatogli nel 1847. Nel 1853 divenne architetto civile. Architetto di fiducia per una quarantina d'anni di Alessandro Rossi, ingrandí a Schio lo stabilimento tessile, al cui interno sviluppò il giardino dedicato a Joseph Marie Jacquard (inventore dell'apposito dispositivo per telai per tessuti operati). Realizzò quindi, a partire dal 1872, i progetti della «Nuova Schio», la villa e il podere modello di Santorso, parte del villaggio industriale di Piovene Rocchette. Vastissimo il campo dei suoi interventi architettonici aventi spesso per teatro la nostra città e le zone limitrofe: delle opere realizzate, come dei progetti non realizzati, ha fornito completo catalogo Bernardetta RICATTI, Antonio Caregaro Negrin. Un architetto vicentino tra eclettismo e liberty, Padova 1980.

Cassetti Giacomo
(San Bruson di Venezia, 1662 – Vicenza, 1757). Giunto ancor giovane a Vicenza, cominciò la sua attività presso la bottega di Angelo Marinali. Entrò in piú intenso sodalizio con i Marinali, quando, nel 1706, sposò la figlia di Orazio. Fino alla morte esplicò un’attività intessissima, mostrandosi degno erede della bottega marinalesca.

Cavadini (fonderia)
I Cavadini, originari del Comasco, sono la piú illustre famiglia di fonditori di Verona, negli ultimi due secoli. Il fondatore fu Pietro di Giovanni Cavadini, che nel 1765, a Montorio Veronese, iniziò la propria attività di fonditore; nel 1813 l'attività di questo laboratorio artigiano si trasferí a Verona dove l'azienda artigiana prosperò fin quasi ai giorni nostri.

Cavedon Algiso
(Schio, 1852 – 1968). Figlio di Domenico, pittore–decoratore assai attivo nello scledense, Adalgiso Cavedon (meglio noto come Algiso) studiò in modo irregolare a Venezia, presso la scuola d’arte e la scuola libera del nudo. Tornato a Schio dopo il servizio di leva svolse il mestiere di decoratore, ma fu insieme ritrattista, paesaggista e produsse non poche opere a soggetto religioso, soprattutto a Schio e nei dintorni.

Cavedon Domenico
Domenico Cavedon (Schio, 15 gennaio 1852 – 9 aprile 1936) fu decoratore e pittore assai attivo nella nostra città e in molte parrocchie della diocesi di Vicenza. Sue opere sono a Schio (oltre che nella chiesa di Sant'Antonio abate, in quella di San Giacomo e nel Duomo, dove il Cavedon svolse diversi incarichi di decoratore su commissione della fabbriceria) e, per citare solo alcune segnalazioni, nelle chiese di Brognoligo di Monteforte d'Alpone, di Fusine, di Marano Vicentino, di Montebello Vicentino, di Quinto Vicentino, di Velo d'Astico. Fu padre e maestro del pittore Algiso.

Cerato Domenico
(Mason, 1715 – Padova, 1792). Adottato dal conte Francesco Cerato–Loschi, dopo una gioventú irrequieta, fu ordinato sacerdote nel 1738. Nel 1748 aprí in Vicenza una scuola privata di architettura e, a partire dal 12 aprile 1771 fu insegnante di «Architettura civile pratica» presso l’Università di Padova, per la quale progettò anche la sistemazione dell’osservatorio astronomico. Sue opere si trovano sia nel Vicentino sia nel Padovano. Su di lui cfr. F. BARBIERI, Illuministi e neoclassici a Vicenza, Vicenza 1972, p. 25–37.

Chemello Ferruccio
(Sestri Levante, 1862 – Montecchio Maggiore, 1943). Nato da famiglia vicentina, dopo il diploma di perito agrimensore coltivò lo studio dell’architettura da autodidatta. Partecipò a vari concorsi raggiungendo sempre lusinghieri risultati, tanto che nel 1911 ottenne il diploma ad honorem di architetto e di ingegnere. Nello stesso anno gli fu affidato l’incarico di architetto ufficiale della Curia Vescovile di Vicenza. Alla sua attività, solo nella zona scledense, si devono ascrivere fra le altre opere il teatro «Civico» (1909) e l’Ossario del Pasubio (1926).

Chini Tito
(Firenze, 1898 – Desio, Milano, 1947). Figlio di Chino Chini, compí gli studi presso la Scuola d’Arte di Piazza Santa Croce a Firenze. Giovanissimo collaborò con le Fornaci San Lorenzo, delle quali, dopo l’uscita di Galileo Chini (1925), divenne direttore artistico. Sono notevoli i suoi tentativi per dare alla produzione della fabbrica una svolta nuova. Negli anni venti realizza le vetrate dell’Hotel Roma a Firenze. Sul finire degli anni Trenta collabora alla progettazione del complesso termale di Castrocaro. Per questa opera esegue numerose decorazioni sia pittoriche che in ceramica. Per quanto riguarda la sua intensa attività di pittore e decoratore dobbiamo ricordare gli affreschi eseguiti nel Tempio Ossario di Bassano del Grappa, nel Duomo di Schio, nell’Ossario del Pasubio e nel Caffè Margherita di Viareggio.

Ciampi Alimondo
Alimondo Ciampi nasce a San Mauro a Signa (Firenze) nel 1876. Assunto nel capoluogo toscano come garzone in un laboratorio di marmi e di alabastri, apprende rapidamente i segreti del mestiere, perfezionandosi poi a livello artistico nello studio dello scultore Antonio Bortone. Comincia ad affermarsi a livello nazionale intorno ai venticinque anni. È presente con sue opere in cinque edizioni della Biennale di Venezia dal 1909 al 1924 ed in molte altre esposizioni. Nel 1998 una mostra antologica di una cinquantina di opere allestita nell'antica chiesa di San Lorenzo a Signa, comprendente statue in gesso, terracotta, bronzo e marmo provenienti dalle Gallerie di Arte Moderna di Firenze e di Montecatini e da collezioni private, riassumeva compiutamente il quarantennio di lavoro dell'artista, compreso fra l'inizio del secolo ed il 1939, anno della sua morte.

Ciesa Giacomo
(Vicenza, 1733 – 1822). Scolaro di Giambettino Cognaroli, la sua attività comincia nel 1733 ca. e lo vede attivo sia nella città di Vicenza, dove dipinse, fra gli altri, il salone di palazzo Bonin Longare, sia in chiese e palazzi del territorio. Al suo pennello appartiene la pala dell’altar maggiore del duomo di Valdagno e, per restare in ambito locale, quella della parrocchiale di Enna. L’opera del Ciesa è stata illustrata da Fernando RIGON, Pittori vicentini minori del ’700, Vicenza 1981, p. 36–66.

Cittadella Bartolomeo
(Vicenza, 1636 – 1704). Pietro Bartolomeo Cittadella attorno ai trent’anni abbandonò Vicenza e si stabilí a Verona e non vi ritornò fino agli anni Ottanta del secolo, quando lo si trova attivo nell’esecuzione delle tele del cosiddetto Paramento Civran della Cattedrale. Allievo forse del Carpioni, seppe, però, far tesoro delle sollecitazioni artistiche che gli provennero da Antonio Zanchi, attivo a Vicenza sul finire del XVII secolo. Per un completo profilo del pittore cfr. Margaret BINOTTO, Cittadella, Pietro Bartolomeo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXVI, Roma 1995, p. 60–64.

Colbachini (famiglia)
Nel 1745 il bassanese Giuseppe Colbachini, appresa da un fonditore di campane ambulante la tecnica di fusione, fondò col fratello Antonio una prima fonderia di campane ad Angarano. Associatisi, poi, gli altri due fratelli (Daciano e Gaspare) la ditta cominciò ad espandersi, grazie anche alla qualità dei manufatti. Nel 1800, diventata insufficiente la sede bassanese, la fonderia fu trasferita a Padova, dove ancor oggi è attiva. Nella villa Fogazzaro – Colbachini a Montegalda ha sede il Museo veneto della campane «Daciano Colbachini».

Comparin Livio
Livio Comparin. (Piane di Schio, 1939 – viv.). Disegnatore e pittore dai colori intensi, già assunto presso la «Marzari» come ritoccatore di cartoline, prima, poi come disegnatore di soggetti popolari, quando la ditta entrò in crisi, cominciò a lavorare in uno studio grafico. Apprezzato da Alfredo Ortelli e da Guido Cremasco, partecipò al gruppo pittori del «Dopolavoro Lanerossi», diretto da Ada Zanolo.

Corberelli Domenico
(Vicenza, XVII sec.) Di origine fiorentina, la famiglia Corberelli è attiva a Vicenza nella seconda metà del '600, quando esegue in città numerosi lavori di costruzione di altari e decorazioni di chiese. Fra le opere loro ascritte, si deve l'altar maggiore della basilica di Santa Corona, eseguito tra il 1669 e il 1670. Il nostro Domenico, figlio di Francesco, si iscrisse alla fraglia dei lapicidi tra il 1680 e il 1681 e nel 1683 concorse per ottenerne la gastaldía.

Cremasco Guido
Guido Cremasco nacque a Schio il 20 luglio 1906. Sulle orme del padre Romano, buon intagliatore e scultore, lavorò moltissimo soprattutto nel campo dell'arte sacra, conseguendo vasta e meritata notorietà. Sue opere sono presenti anche fuori Italia. Morí il 7 aprile 1979.

Cremasco Piergiorgio
Piergiorgio Cremasco, terzogenito di Guido e di Maria Maccapani è scultore, disegnatore, fotografo. Fra le sue opere a soggetto religioso si segnala il bassorilievo in terracotta Maria Ausiliatrice ed il Bambino (1986) custodita nella chiesetta di Borgo Redentore a Malo.

Cremasco Romano
Romano Francesco Cremasco (Santorso, 1870 – Schio, 1943) fu apprezzato scultore d'arte sacra. Formato alla scuola dei Dalla Vecchia, aprí a Schio un proprio laboratorio la cui produzione principale era legata alla commissione in ambito ecclesiastico. Sue opere sono in molte chiese del Vicentino. Alla sua scuola si formò il figlio Guido, cui arrise una piú diffusa notorietà.