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Comune di Schio

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Il Lavatoio Antico

Tipo di monumento: Lavatoio antico

Materiale: cemento, ghisa, cotto

Ubicazione: tra via A. Fogazzaro e vic. Pilastro, lungo il corso della Roggia Maestra canale artificiale scavato dal 1200 circa (45° 42' 43.41'' N, 11° 21' 46.50'' E)

Periodo: primi anni del XX secolo

Soggetto: Nei secoli scorsi il lavatoio pubblico era una delle costruzioni più caratteristiche dei centri urbani. Composto da due vasche comunicanti tra loro, l'acqua vi scorreva in continuazione e fresca, soprattutto nei luoghi più ricchi d'acqua, come i centri montani. Questo antico lavatoio si trova lungo il corso di un canale artificiale scavato nel 1200 circa, detto Roggia Maestra, che un tempo passava scoperto attraverso il centro di Schio, mentre oggi scorre perlopiù sottoterra, affiorando solo in alcuni punti. Sotto il tetto del lavatoio di via Fogazzaro si può vedere il serbatoio per l'acqua piovana che forniva ancora l' acqua ai quattro rubinetti. Quello considerato, probabilmente l'ultimo rimasto a Schio, presenta volontà di ricercatezza architettonica, con le due colonnine di ghisa e l'elaborato capitello di sostegno del serbatoio d'acqua e del tetto coperto di tegole.
E' stato restaurato alla fine degli anni '90; i lavori si sono conclusi nel 2001. Ora si presenta molto curato e arricchito da un giardinetto antistante; nei pressi continua a scorrere da secoli un tratto scoperto della Roggia Maestra.
E' l'ultimo rimasto degli oltre 20 presenti a Schio agli inizi del secolo XX. Ne rimane uno in una laterale di via Porta di sotto. Abbiamo notizia che altri si trovassero in contrà Ressecco, Boggiole, a Giavenale e nell'attuale centro Le Fontane in via XXIX Aprile. Importanti erano i lavatoi della Lanerossi siti lungo via XX Settembre.

Il restauro: in seguito ad una lettera inviata al Sindaco di Schio da una ragazzina, che ne lamentava la totale rovina e lo stato di abbandono, partì l'iter del restauro seguito dall' Ufficio Tecnico del Comune di Schio, a cura dell'architetto Toniolo che ne dette l'incarico al geom. Molo. I lavori vennero commissionati alla ditta Costa di Schio. Venne rifatta la copertina in pietra delle mura laterali di sostegno. Il lavatoio venne ripristinato com'era: con le vasche di cemento, le colonnine in ghisa, le vasche di scarico dell'acqua eccedente. La copertura in lamiera fu rifatta in tegole e venne attivato l'impianto di illuminazione. Il progetto previde anche la riambientazione adeguata al tempo di costruzione del lavatoio; le panchine infatti sono di legno in stile fine '800, e le piante stesse del giardinetto, nel lato est, erano molto usate nei giardini dell'epoca calle, ortensie, siepi di bosso.

Storia e aneddotica: Fino a 50 anni fa, per fare il bucato - lìssia - si andava al lavatoio. Invece del sapone si utilizzava spesso la bròa, un miscuglio di acqua e cenere fatto bollire, filtrato e versato sui panni sporchi, che venivano messi in ammollo per un giorno intero, poi strofinati ancora con un bruschèto e infine portati al lavatoio o al torrente per essere risciacquati. Il sabato inoltre si veniva al lavatoio a pulire i sèci - i secchi - e i caliéri - paioli per cuocere la polenta, che venivano poi messi ad asciugare al sole. Il lavatoio era un luogo di incontro per le donne, che si scambiavano quattro chiacchiere e a volte intonavano insieme un bel canto.
Corre voce, nella tradizione orale, che le donne non dovessero attardarsi oltre l'imbrunire presso i lavatoi, altrimenti avrebbero quasi sicuramente incontrato le anguane - antiche deità messe dall'uomo a protezione dei corsi d'acqua.

 


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