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Comune di Schio

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Tredici comuni dicono “no” alla pena di morte


Monumenti simbolo ed edifici pubblici dei Comuni di Breganze, Carrè, Chiuppano, Fara Vicentino, Lugo Vicentino, Marano Vicentino, Nove, Santorso, Sarcedo, Schio, Thiene, Zanè e Zugliano saranno illuminati in questo fine settimana ad esprimere il sostegno all’iniziativa proposta da Comunità di Sant’Egidio ed Amnesty International nella Giornata Internazionale “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”.

Con quest’iniziativa verrà accesa una luce, non solo ideale, sulle zone d'ombra in cui sono reclusi i dead man walking del nostro presente, ma anche per ricordare che, negli ultimi anni, sono stati fatti passi molto significativi per l'abolizione della pena di morte a tante latitudini del pianeta.

Iniziative dei Comuni:

Breganze illuminerà con una luce speciale il Municipio, a Carrè sarà illuminato il monumento ai Caduti di Piazza IV Novembre, Lugo Vicentino illuminerà una pianta di ulivo collocato in Piazza XXV Aprile. A Marano Vicentino sarà illuminata nella serata del 30 novembre la facciata del Municipio. A Santorso nella serata del 30 novembre sarà illuminata di luce viola la Chiesa del Santo in via del Santuario. A Sarcedo il municipio sarà illuminato il 30 novembre, e a Schio ad essere illuminata sarà la statua dell’Omo in piazza Rossi il 27 novembre. A Thiene dal 24 al 30 la fontana di Piazza Chilesotti, a Zanè nella notte del 30 novembre verrà illuminato un Monumento comunale e a Zugliano a risplendere di luce rossa sarà Villa Giusti Suman edificio storico e culturale del paese. Anche Chiuppano, Fara Vicentino e Nove hanno aderito all'iniziativa.

L’iniziativa altovicentina sarà arricchita, come negli anni scorsi, anche da una testimonianza. A portarla quest'anno sarà George Kain , ex capo della polizia del Connecticut

George Kain racconterà la sua storia alla cittadinanza a Thiene, nel pomeriggio di domenica 26 novembre 2017 alle 17.30 all’Auditorium Città di Thiene-Fonato con ingresso libero e agli studenti delle scuole superiori di Schio nella mattina di lunedì 27 novembre 2017.

 
Il testimone del 2017

George F. Kain, testimonial della battaglia per l’abolizione della pena di morte. Il docente universitario ed ex commissario di polizia è stato accolto ieri in sala Giunta dall’assessore Serena Tonel, accompagnato da Manuela Pascucci della Comunità di Sant’Egidio, movimento da decenni in prima linea contro la pena capitale. Il messaggio di Kain, entrato a far parte del movimento abolizionista dopo anni di riflessione e studio, è rivolto in particolare al suo Paese, gli Stati Uniti, dove la pena di morte è ancora in vigore in 31 Stati, con segnali contrastanti. Da un lato il numero delle esecuzioni negli Stati Uniti è sceso da 98 nel 1999 a 28 del 2015. Dall’altro però nell’ultimo anno l’Oklahoma ha garantito la legittimità della pena di morte inserendola nella Costituzione, con l’approvazione del 67% degli elettori. E in California, dove era stato promosso un referendum in cui i cittadini erano chiamati a scegliere tra due proposte, una per abolire del tutto la pena di morte e una che invece proponeva di accelerare la procedura per l’esecuzione capitale, è stata quest’ultima misura a vincere. «Com’è possibile pensare che uccidere i nostri cittadini ci renderà uno stato migliore? Uccidere le persone - dice Kain - causa molti danni sociali e ha un costo economico elevatissimo».

Quanto alla Turchia e alle recenti minacce del premier Erdogan sulla reintroduzione della pena di morte, Kain è lapidario: «Non è che uno stato più autoritario contribuisca a diminuire gli attentati terroristici. I terroristi non temono per la loro vita, come facciamo a pensare che la soluzione sia la reintroduzione della pena di morte».

 

Un lungo cammino verso l'abolizione

Dalla seconda metà degli anni novanta le tenebre dei bracci della morte e la battaglia contro la pena capitale sono diventati uno dei terreni di impegno globale della comunità di Sant’Egidio. Estrema sintesi delle violazioni dei diritti umani, la pena di morte rappresenta una forma di tortura, contraddice una visione riabilitativa della giustizia, abbassa l’intera società civile al livello di chi uccide, legittima la violenza al livello più alto e, spesso si fa strumento per colpire minoranze politiche, etniche o religiose. Oggi, dopo anni di battaglie civili e di sforzi diplomatici a diversi livelli, sono oggi 140 i paesi abolizionisti di fatto o di diritto (97 per tutti i reati, 8 per i reati comuni e 35 sono abolizionisti de facto), mentre sono 58 i paesi che ancora mantengono la pena capitale. Anche se negli ultimi anni il numero di esecuzioni è lentamente diminuito sono ancora circa 20000 le persone su cui pesa una condanna a morte.

La Comunità di Sant’Egidio è entrata nei bracci della morte, attraverso la corrispondenza epistolare, iniziando con Dominique Green, un giovane afroamericano detenuto nel Texas, per poi raggiungere attraverso una rete di amici, oltre 1800 condannati a morte.

Ti ringrazio per avermi mandato dei libri. Ma quello per cui veramente ti ringrazio è di esserti calata in questo pozzo di tenebra senza sapere cosa potevi aspettarti e offrendomi la tua compassione. Questo mi dà speranza, perché mi dice che i sentimenti umani sono ancora vivi in questo mondo duro, duro che noi pur chiamiamo casa nostra”. (Dalla lettera di un condannato a morte, Ohio, US, 2008).

Alla corrispondenza sono seguite le visite, la difesa legale, gli appelli per i condannati, i tentativi di umanizzazione della condizione carceraria.

Nel 1998 La Comunità di Sant’Egidio ha promosso un Appello per una Moratoria Universale della pena di morte che ha raccolto oltre cinque milioni di firme in 153 paesi del mondo e ha creato un fronte morale, interreligioso e laico mondiale contro la pena di morte. L’appello è stato consegnato alle Nazioni Unite alla vigilia del voto della storica Risoluzione 62/149 dell’Assemblea Generale sul rifiuto della pena di morte come mezzo di giustizia (2007). La risoluzione per la moratoria universale che si vota ogni due anni in Assemblea Generale Onu vede una crescita dei voti favorevoli. Anche l'ultima votazione del 21/11/2014 in Terza Commissione Onu ha dato un nuovo risultato positivo, i paesi che hanno votato contro la risoluzione di moratoria universale in sette anni sono passati da 52 a 36 (-30%), mentre i paesi favorevoli sono aumentati di 15 unità. In Africa sono oggi la metà i voti contrari (da 11 a 6 ) e in Asia, il continente dove sussiste il maggior numero di paesi retenzionisti, i contrari sono scesi da 25 a 18. 

Nel 2002, la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato la prima Giornata Mondiale delle “Città per la vita-Città contro la Pena di morte” (Cities For Life, Cities Against the Death Penalty), il 30 novembre di quell’anno. La data è stata scelta, come è noto, perché ricorda la prima abolizione della pena capitale: quella del Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786.

Nel 2002 a Roma è nata a Roma la Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte, ed è stata istituita la giornata Mondiale delle Città per la Vita - Città contro la Pena di Morte – nel giorno della prima abolizione della pena capitale da parte di uno Stato, il Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786. 

In questo 30 novembre 2017 sono 70 le capitali del mondo che aderiscono all'iniziativa,  2154 sono le città di 97 paesi del mondo. Le città che partecipano a questa sedicesima edizione della Giornata Mondiale "Città per la Vita, contro la pena di morte" daranno vita a mobilitazioni, marce, sit in, spettacoli, assemblee pubbliche, in scuole e università.  Alcuni Sindaci prendono posizione ufficialmente per la difesa dei condannati a morte. 

Dal 2007 la Comunità di Sant’Egidio promuove ogni anno una Conferenza internazionale dei Ministri della Giustizia che è un laboratorio di dialogo e un workshop internazionale in chiave abolizionista e coinvolge paesi retenzionisti e abolizionisti in un lavoro comune. La Conferenza si terrà a Roma il 28 novembre, proprio prima della celebrazione della Giornata delle 

In queste tenebre è difficile mantenere sentimenti umani e devo combattere la rabbia per le enormi umiliazioni che mi hanno inflitto. Condannare a morte un uomo è una cosa. Ma un’altra è chiuderlo tra mura di isolamento e segregazione, spogliarlo di qualsiasi autentica relazione umana, tagliarlo da tutto ciò che rende bello il suo mondo interiore, da tutto ciò che lo rende umano. La vita è come l'acqua, per sua natura tende a scorrere, e quando non può diventa stagnante. Il mio mondo interiore è fatto di tanti ricordi e tanti desideri, a cui non è dato di scorrere. Non ho altro modo per realizzarli che scrivere, disegnare, parlare durante le visite. Quindi non ho altra scelta che osservarli mentre si corrompono” . (Dalla lettera di un condannato a morte, Braccio della morte di Livingston, Texas, US, 2005).

 


Data ultimo aggiornamento: 30/11/2017
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